Caso Froome, la posizione dell’Agenzia Mondiale Antidoping: “Risultato non incompatibile con inalazione nei limiti consentiti”

Come previsto, l’Agenzia Mondiale Antidoping non farà ricorso contro l’assoluzione di Chris Froome. Annunciando di non voler procedere l’UCI aveva spiegato di aver preso la decisione in seguito al parere dell’AMA, che dunque aveva spalancato le porte a quella che sembra a questo punto una posizione definitiva da parte degli organi competenti, con il Keniano Bianco che intanto ha avuto il via libera da parte di ASO per poter essere al via del Tour de France 2018, annullando così l’esclusione decisa per l’incertezza sulla sua posizione.

È tuttavia importante cercare di capire le ragioni e la posizione che hanno portato a questo risultato. La decisione dell’agenzia viene spiegata in una nota emessa nel pomeriggio, in cui, “basandosi su una attenta considerazione dei fatti, l’AMA accetta che il risultato riscontrato il 7 settembre 2017 nel campione di Froome, che aveva individuato la presenza del salbutamolo eccedente il limite di 1200 ng/ml (soglia con cui effettivamente scatta una potenziale sanzione, calcolata tenendo conto dell’incertezza della misurazione rispetto alla soglia standard di 1000 ng/ml), non costituisce dunque un Risultato Anomalo“.

Accettate dunque le spiegazioni del corridore, che ha, non dimostrato, ma quantomeno alimentato fortemente il dubbio che il suo risultato potesse essere risultato di una anomalia e non di una violazione della quantità di salbutamolo inalabile (quantificato in 1600 mcg/giorno, senza superare gli 800 microgrammi in 12 ore). Dopo “una piena e attenta revisione di tutte le spiegazioni e le prove prodotto da Froome e attraverso una consultazione con esperti interni e esterni indipendenti” l’AMA ha dunque preso la sua decisione, spiegando la sua posizione in quattro punti.

  1. Basandosi su un numero di fattori specifici al caso di Froome (compreso, in particolare, un significativo aumento della dose, in un breve periodo ravvicinato al controllo antidoping, dovuto ad una malattia documentata, oltre ad una dimostrata variabilità del soggetto alla escrezione del Salbutamolo) l’AMA conclude che il risultato del campione potrebbe non essere incompatibile con l’assunzione per inalazione di Salbutamolo entro la dose massima consentita.
  2. L’AMA riconosce che, in alcuni rari casi, gli atleti possono superare la soglia di concentrazione massima (di 1200 ng di salbutamolo per ml di urina) senza superare la massima dose inalabile. Questo è il motivo esatto per cui nell’Elenco delle Sostanze Proibite è consentito agli atleti che superano questa soglia stabilita di dimostrare, generalmente attraverso un attraverso un studio farmacocinetico controllato (CPKS), che la concentrazione rilevata sia compatibile con l’uso consentito dalla dose terapeutica.
  3.  Nel caso di Froome, l’AMA accetta che uno studio farmacocinetico controllato non possa essere riprodotto in quanto non sarebbe stato possibile ricreare le condizioni uniche precedenti al controllo antidoping del 7 settembre (ad esempio, la malattia, l’uso di medicinali, uso cronico di Salbutamolo a dosi differenziate durante il corso delle settimane di una competizione ad alta intensità).
  4. Pertanto, avendo attentamente valutato le spiegazioni di Froome e prendendo in conto le circostanze uniche delsuo caso, l’AMA accetta che
    1. Il risultato non è incompatibile con una ingestione di salbutamolo entro il limite massimo consentito
    2. Uno studio farmacocinetico controllato non è fattibile
    3. Il campione può essere considerato diversamente da un Controllo Anomalo.

In conclusione, dunque “l’AMA ritiene che questo è il corretto e giusto risultato per quello che è stato un caso molto complesso“.

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2 Commenti

  1. Nessuna possibilità che qualcuno faccia ricorso?
    Incredibile come questa vicenda si sia risolta in qualche ora dopo mesi di “ci vorranno anni, poi prima del Giro, poi 50-50”..

    1. UCI e AMA hanno sostanzialmente accettao la tesi di Froome, per cui non ci sarà ricorso da parte loro. Difficile ci possano essere altre istituzioni, anche perché, di fatto, il caso non è mai realmente iniziato visto che l’UCI l’ha chiuso prima di aprire una procedura disciplinare vera e propria (il corridore infatti non è mai stato neanche sospeso).

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